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Nemici di Famiglia: in arrivo il Gomorra francese

"Volevo proteggere la famiglia ed ho finito col distruggerla".


Queste parole di Raji (Ahmed Benaissa) racchiudono un po' tutto il senso di questo film diretto da David Oelhoffen (in concorso). La storia si svolge tra i palazzi di Les Lilas, uno dei comuni della cintura attorno a Parigi che negli ultimi decenni ha subito un notevole degrado, a scapito della sicurezza. In queste strade Manuel Marco (Matthias Schoenaerts) ed il cugino Imrane (Adel Bencherif) svolgono i loro traffici di droga, in parte coperti dal cugino Driss (Reda Kateb) che ha bisogno di contatti sotto copertura nel giro della malavita. Un "affare" andato male porta, come in una sorta di effetto domino, a un'escalation di omicidi che ferisce a morte tutti i personaggi e le loro famiglie.



David Oelhoffen, Reda Kateb, Fianso e Matthias Schoenaerts

(Foto di Rossana Viola @rossviola per @Veneziadavivere)


David Oelhoffen, regista francese, è a Venezia per la seconda volta dopo Loin des hommes (Far from men nel 2014) con Viggo Mortensten. "Freres Enemmies" è un buon film d'azione, ma se fosse stato solo questo probabilmente non sarebbe stato selezionato tra le pellicole in concorso. Usa una storia cruda per sottolineare in modo efficace come la violenza non sia mai la soluzione. E lo fa con un linguaggio universale. Gli eventi raccontati da Oelhoffen potrebbero svolgersi in Italia come in Sudamerica. Sono già molti gli esempi di splendidi film che hanno usato scene anche crude per trasmettere allo spettatore che la vendetta non porta mai a nulla di buono, da "El Clan" di Pablo Trapero (Leone d'argento nel 2015) al meraviglioso "Anime Nere" di Francesco Munzi (Premio Mimmo Rotella e Premio Pasinetti nel 2014). Forse questo film non aggiunge nulla di nuovo, però è un film che consiglio di vedere.


Una menzione particolare merita l'interpretazione di Matthias Schoenaerts, (A Bigger Splash, The Danish Girl) che senza particolari make up, riesce ad essere credibilissimo come algerino o marocchino, nonostante la evidente fisionomia nordeuropea.

Matthias Schoenaerts a Venezia75

(Foto di Rossana Viola @rossviola per @Veneziadavivere)


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